CURCUMA: EFFETTI E BENEFICI
La Curcuma Longa è una pianta erbacea originaria dell’Asia sud orientale dalla quale sì ottiene la spezia curcuma, chiamata anche “zafferano delle indie” ottenuta dal rizoma, ovvero la parte sotterranea del fusto. Il rizoma viene raccolto, bollito ed essiccato; il risultato di questi processi è la nota polvere gialla/arancione che vanta di numerose proprietà benefiche.
In India la curcuma è da secoli utilizzata come rimedio naturale contro numerose patologie. Dal punto di vista nutrizionale, 100 gr di curcuma (ci riferiamo principalmente alla radice) apportano; 354 kcal, 8 gr di proteine, 10 gr di grassi di cui 3 gr di acidi grassi saturi e 65 gr di carboidrati con un altissimo quantitativo di fibre alimentari. Dal punto di vista dei macronutrienti prevale il potassio, in un quantitativo di circa 3 gr sempre per 100 gr di prodotto.
Poiché la curcuma è utilizzata in quantità irrisoria (nell’ordine di milligrami) l’apporto nutrizionale dei suoi macronutrienti è pressoché minimo: le proprietà benefiche associate a questa spezia sono da attribuire principalmente ai principi attivi in essa contenuti quali i curcuminoidi, tra cui il più studiato è la curcumina.
La curcumina è un potente antinfiammatorio, inibisce le citochine proinfiammatorie, alcuni enzimi implicati nei processi di infiammazione e la proteina C-reattiva un noto marker per misurare lo stato infiammatorio. Un eccessivo quantitativo di grasso corporeo aumenta il rischio di malattie metaboliche, infiammatorie e degenerative: la curcumina sembrerebbe contrastare tale meccanismo poiché aumenta i livelli di adinopectina, una proteina prodotta dal tessuto adiposo dall’attività antinfiammatoria, antiaterogena, insulino-sensibilizzante e antineoplastica.
Dato che uno stato infiammatorio eccessivo a livello del tessuto adiposo è associato alla sindrome metabolica e all’aumento dell’obesità, tutti gli interventi finalizzati a ridurre l’infiammazione degli adipociti hanno un ruolo utile per la riduzione della massa grassa.
Studi condotti sull’uomo hanno evidenziato una stretta relazione tra curcumina e rischio cardiovascolare, sembrerebbe infatti esserci un miglioramento di alcuni markers e fattori di rischio per gli eventi cardiovascolari, quali:
Aumento delle HDL
Riduzione delle LDL
Riduzione della pressione sanguigna.
Nelle persone insulino resistenti sembrerebbe aumentare la sensibilità di questo ormone e la riduzione della glicemia. L’effetto ipoglicemizzante deriva dall’aumento dell’assorbimento e dell’intake di glucosio a livello delle fibre muscolari.
La curcumina può inoltre migliorare la salute del fegato, in quanto vanta di proprietà coleretiche-colagoghe che favoriscono la produzione della bile e il suo deflusso nell’intestino, inoltre facilita la digestione, riducendo il meteorismo e la flatulenza.
La curcumina promuove un meccanismo importantissimo: l’autofagia, un fenomeno che causa la distruzione di cellule invecchiate o danneggiate favorendo una sorta di pulizia delle cellule ed una rigenerazione di queste ultime.
La promozione di questo meccanismo ha portato alcuni ricercatori ad ipotizzare che questa sostanza possa avere effetti benefici nei confronti della cellule tumorali resistenti all’apoptosi (morte cellulare programmata).